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Sito non ufficiale dell'apparizione della Vergine della Rivelazione alla grotta delle Tre Fontane a Roma

Omelia di S.E. Mons. Rino Fisichella durante la Santa Messa presso il Santuario di Santa Maria del Terzo Millennio alle Tre Fontane, Vergine della Rivelazione, il 24 giugno 2001.

Orazione introduttiva

“Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo, la pace sia con voi: e con il tuo spirito. Fratelli e sorelle tutta la Chiesa di Roma oggi celebra la festa di San Giovanni Battista, co-patrono della nostra cattedrale. Siamo qui raccolti per pregare il Signore, perché come un Buon Pastore abbia a prendere Bruno sulle sue spalle e lo conduca in Paradiso. Questa messa che noi oggi celebriamo qui in questo luogo, vuole essere per noi in primo luogo una preghiera di intercessione. Siamo qui a rinforzare la nostra fede nella risurrezione del Signore Gesù. Siamo qui ad attestare l’un l’altro che nel Signore risorto c’è anche la nostra risurrezione. Oggi ascolteremo la Parola di Dio e ci nutriremo del Corpo e Sangue di Cristo. Ma è Domenica, è il giorno del Signore. Siamo per questo, in modo del tutto particolare, uniti spiritualmente a tutti i cristiani, che insieme con noi celebriamo questo unico mistero della Chiesa. Perché tutto questo nella comunione dei Santi possa essere per noi realizzato in maniera piena ed efficace. Raccogliamoci ora alcuni istanti in silenzio, soli con noi stessi, riconosciamo di essere peccatori e chiediamo a Dio e alla Chiesa perdono dei nostri peccati.

Omelia

Fratelli e sorelle siamo qui all’inizio di questa celebrazione eucaristica, per dire in primo luogo il nostro grazie al Signore. Non lo facciamo da soli, tra poco il Vescovo vi chiederò: credete nella Comunione dei Santi? Credete nella vita eterna? E voi risponderete ancora una volta, credo. Ciò che noi qui oggi celebriamo è il mistero di una vita che continua, la nostra presenza qui a questa cappella delle Tre fontane ci dice la nostra fede nella Comunione dei Santi. Anche Bruno insieme con noi in una maniera del tutto particolare celebra questa liturgia di lode e di ringraziamento a Dio. Lo facciamo insieme a Cristo morto e risorto per noi, e questa fede nella risurrezione ci consente di poter riflettere, alla luce di quell’avvenimento che ci ha convocati qui oggi tutti insieme. Ciò che qui oggi vogliamo celebrare è in primo luogo la storia di una conversione, e la conversione, lo sappiamo, è l’annuncio che Cristo ha voluto dare a tutta l’umanità: “Convertitevi e credete al Vangelo “, è questo il primo nucleo del messaggio di Gesù di Nazareth, è così che si apre il Vangelo di Marco, è così che si apre la predicazione pubblica di Gesù, “Convertitevi e credete al Vangelo “. Siamo qui a dire quanto sia importante per la nostra vita, il convertirsi ogni giorno, ma ci sono di quelle conversioni che toccano alcune persone in modo del tutto particolare, è ciò che ha vissuto Bruno. Ha vissuto l’esperienza qui alle Tre Fontane, come un vero e autentico momento di conversione. Ha capito che il Signore gli è andato incontro per andare a ricevere la pecorella smarrita. Ha capito che quel Dio che lo amava, aveva scelto proprio lui. Ha capito che non era lui ad andare alla ricerca di Dio, ma era Dio per primo che si muoveva e che andava incontro a lui, e in una maniera del tutto particolare, il Signore gli è andato incontro con il volto della Bella Signora. Siamo qui a dire la scoperta di quel dodici aprile del millenovecentoquarantasette. Un mistero, un mistero della vita di Bruno, dei suoi tre figli, ma un mistero che egli ha portato nel profondo del suo cuore, ma un mistero che gli ha fatto capire quanto fosse importante che la sua vita diventasse altro da quello che era in quel momento. E così la conversione diventa passione per la Chiesa, diventa un amore spassionato per il Vangelo, i ‘annuncio del Vangelo, per la Chiesa, per i sacerdoti, per il Papa. E qui allora noi riceviamo una prima grande dimensione, che è stata quella della scoperta della fede, della fede autentica, della fede genuina, di quella fede che va conservata sempre. Sono testimone personale di quanto Bruno ci tenesse a fare in modo che la fede, venisse conservata quotidianamente come tesoro geloso, perché per nessuno di noi fratelli la fede può essere data come un dono scontato, come un dono ovvio. La fede è un tesoro geloso, che va custodito, e come ci ricorda l’Apostolo Paolo, noi io custodiamo nella fragilità delle nostre persone, ci dice Paolo che lo conserviamo in vasi di creta, cioè in quella fragilità che chiede ad ognuno di noi di rinnovare ogni giorno quotidianamente l’impegno della fede, un impegno che Bruno ha fatto in un cammino ricco di umiltà, ricco di semplicità e ricco di grande obbedienza. Aveva capito realmente che cosa fosse la fede: obbedienza. Obbedienza a Dio che si rivela. Obbedienza a seguire quei sentieri misteriosi che egli mette davanti a noi. Obbedienza anche alla Chiesa. E debbo dire che la sua vita a conseguenza di quel dodici aprile, fu sicuramente una vita di piena totale obbedienza alla Chiesa. Una obbedienza che andava alla ricerca di quelle prove, di quei segni, che gli facessero fugare il senso del timore, il senso forse di essere stato ingannato da qualche cosa, la paura anche di dover ingannare altri. In questa fede, è stato fedele fino alla fine, ma ha vissuto questa obbedienza e ha vissuto questa fede, in quella quotidiana sofferenza, che è fatta di tanti momenti. Una sofferenza che può essere data dal dubbio sulle sue parole. Una sofferenza che può essere data dalla incomprensione. Una sofferenza che può essere data dal sospetto. Una sofferenza che è data anche, negli ultimi momenti in modo particolare, da partecipare anche con la sua stessa malattia alla sofferenza di Cristo. Come vedete fratelli miei, una vita svolta in obbedienza, ma una vita svolta in quella missione che la Bella Signore gli aveva consegnato, e questa vita è stata realmente un annuncio del Vangelo. Bruno oggi ci ricorda quanto sia importante l’Evangelizzazione, portare Cristo, con tutto noi stessi, con la più profonda convinzione che abbiamo nel nostro cuore. Lo ha fatto senza clamore, ma lo ha fatto con una persistente ricerca della verità. Lo ha fatto fin quando gli è stato possibile percorrendo le strade d’italia4, per cercare di comunicare a tutti le meraviglie di Dio. Lo ha fatto volendo intorno a se un gruppo, un ‘associazione di persone, che insieme con lui condividessero questo ideale per la catechesi. Lo ha fatto perché sempre di più, in maniera convincente, semplice, personale, ci fosse un amore all’Eucarestia, alla Chiesa e al Papa. E allora quanto noi oggi celebriamo, quanto si è verificato anche in questi giorni appartiene ancora una volta al mistero più grande di Dio, che interviene nella nostra vita. Nelle mie visite quando in questi ultimi mesi era ricoverato al San Camillo, una volta quando ormai la malattia era un po’ più forte e stava de generando, mentre ero accanto a lui e mi teneva sempre la mano stretta tra le mani, vedevo dalla finestra, in fondo, la cupola della Chiesa di San Pietro e Paolo all ‘EUR e da lì rivedevo evidentemente in lontananza questo luogo e con la mente andavo a quello che poteva essere il mistero di Bruno lì davanti a me, a quello che poteva essere stato in lontananza e nel passato l’esperienza che ha vissuto. E lo vedevo lì ancora una volta con grande fede, ma anche con grande timore, con grande fede che il Signore, attraverso la Vergine Madre, lo avrebbe sorretto, lo avrebbe sostenuto, ma anche il grande timore di dover fare l’ultimo sforzo, quello sforzo di un abbandono pieno, totale, di quel dover abbandonarsi pienamente alle mani del Padre senza resistenza alcuna. E allora vedete, non è mai... nulla avviene di casuale nella nostra vita, Bruno è stato chiamato al Padre, nel giorno in cui nella Chiesa si celebra la festa, la solennità, del Sacratissimo Cuore di Gesù. il giorno del Sacratissimo Cuore di Gesù ritorna anche in quel momento del dodici aprile: “i nove venerdì del mese in onore del Sacro Cuore, che facesti amorevolmente spinto dalla tua sposa fedele, prima di iniziare la via dell’errore, ti hanno salvato”; è questo ciò che Bruno ha ascoltato, ed è questo che il Signore, ancora una volta, gli ha fatto comprendere nel giorno della sua nascita al Cielo. Il Sacro Cuore che è quell’amore che dice misericordia, che dice amore pieno, che dice amore totale, quell ‘amore di Dio che solo Lui può manifestare nel suo Figlio, è un amore che lo ha accolto, è quell ‘amore che gli ha dato il perdono pieno e totale di cui sentiva sempre ogni giorno profondamente il bisogno, è anche quell’amore che gli ha spalancato le braccia del Padre. E oggi nel giorno delle esequie, la Chiesa celebra la festa di San Giovanni Battista, a cui è dedicata la nostra Cattedrale di Roma, e anche questo allora non è privo di significato, se da una parte proprio a mezzogiorno, quando nella tradizione della pietà popolare si celebra l’Angelus, Maria gli è andata incontro per aprirgli il Cuore misericordioso di suo Figlio. Oggi mentre la Chiesa di Roma celebra il proprio patrono Giovanni Battista che ha aperto la via al Messia e al Salvatore, noi consegniamo Bruno alla misericordia di Dio.
Abbiamo la certezza, che quel Dio in cui ha creduto e sperato, egli è ora in quella luce di pienezza che attende anche ognuno di noi. Siamo qui allora a dover dire quell ‘amore spassionato che ha avuto per la Chiesa di Roma, che ha avuto per il suo Vescovo, il Papa. Siamo qui a manifestare ancora una volta come nella nostra vita nulla avviene di casuale, ma tutto avviene per un mistero prodigioso, attraverso il quale si realizza appieno la nostra storia della salvezza.
Ed ora fratelli e sorelle restiamo qualche istante in silenzio, che la Parola che il Signore oggi ci ha rivolto entri nel più profondo del nostro cuore, e preghiamo il Signore così come abbiamo fatto all’inizio di questa celebrazione eucaristica, perché Lui che è l’amore che perdona, possa donare al nostro fratello Bruno tutto ciò in cui ha sperato e creduto: la pienezza del volto di Cristo nella contemplazione del volto della Vergine Madre, e così sia.”