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Sito non ufficiale dell'apparizione della Vergine della Rivelazione alla grotta delle Tre Fontane a Roma

Breve cenno biografico, dalla trasmissione di Radio Maria del 23/06/2001



Bruno Cornacchiola è nato a Roma il 9 maggio 1913 presso Ponte Milvio, Via Cassia, in un fontanile dove la mamma (Guadagnoli Giuseppa) lavava i panni e al momento di partorire, si è trovata in una stalla. Il padre Antonio, violento e manesco, ha costretto i figli a scappare di casa onde evitare furiose bastonate ed a rifugiarsi nel cimitero del Verano e spesso dormivano nelle tombe vuote. Nel mese di marzo 1927, Bruno, all’età di 14 anni, è stato trovato addormentato fuori della Scala Santa nei pressi di San Giovanni in Laterano dalla Signora Maria Falzetti, di cui è in corso il processo di beatificazione. Questa andando alla Messa proprio in quel luogo santo, lo ha svegliato e gli ha chiesto cosa facesse. Bruno ha risposto di essere scappato di casa perché veniva malmenato. Maria Falzetti gli ha domandato se la mamma gli avesse fatto fare la Prima Comunione. Bruno ha detto: “qualche volta mi ha fatto la minestra, qualche altra voltta la pastasciutta, ma la prima comunione non me l’ha mai preparata!”. Ha pensato infatti che era un piatto speciale. Maria Falzetti, compresa la situazione di estrema ignoranza religiosa in cui il ragazzo era vissuto fino ad all’ora, lo ha accompagnato dai Padri Trappisti e così, dopo una buona preparazione ed istruzione catechistica, è stato ammesso alla Prima Comunione e Cresima, senza alcun famigliare presente. Suo padrino fu il Segretario del Vescovo che officiò il Sacro rito. Egli è tornato a casa ed ha mostrato alla mamma il Santo Rosario e il libro delle Massime Eterne. Nell’informarla con gioia ed entusiasmo di aver ricevuto la Prima Comunione le disse, come gli aveva insegnato il sacerdote: “ti chiedo scusa e perdono per tutti i dispiaceri che fino ad oggi ti ho procurato”, per tutta risposta, la mamma lo ha colpito con un calcio facendolo ruzzolare per le scale. Dopo questo avvenimento, ed anche a seguito della assoluta mancanza di una educazione religiosa, Bruno si è staccato da tutto ciò che poteva far riferimento alla Chiesa, ai Sacramenti, ed alla Religione.
È ritornato in Chiesa solo in occasione del suo matrimonio con Jolanda Lo Gatto; cerimonia che però si è svolta in sacrestia il 7 marzo del 1936, nella parrocchia di Sant’Elena, in Via Casilina, n° 205. É stato volontario nella guerra fratricida di Spagna nelle file dei Falangisti, anche se nel frattempo in Italia militava attivamente nel Partito d’Azione. Fra il 1936 ed il 1939, sempre in Spagna, ha avuto occasione di incontrare un soldato tedesco un certo Otto al quale, divenuto amico, ha confidato l’assoluta mancanza d’ideali religiosi. Questi, che apparteneva alla setta protestante delgi “Avventisti del settimo giorno”, lo indottrinò, rinverdendo così in Bruno le nozioni religiose acquisite durante il catechismo per ricevere la Prima Comunione. Preso da un fervido entusiasmo per il passato, invitò l’amico tedesco a recarsi con lui presso il Santuario della Santa “Virgen del Pilar” (“Vergine del Pilastro” nella città di Saragozza), per confessarsi e prendere insieme la Santa Comunione. Il protestante, con fare scaltro e mellifluo ha convinto Bruno a schierarsi, invece, contro la Chiesa, contro i Sacramenti e contro il Papa, aggiungendo pensieri negativi nei confronti del Santo Padre, indicato come finanziatore della guerra che stavano combattendo e causa di tutti i mali dell’umanità. Sconvolto da tali asserzioni, ritenute assolutamente vere, Bruno ha giurato allora che avrebbe ucciso il Papa e con questa intenzione, si è recato a Toledo, famosa per le sue lame, per acquistare un pugnale sulla cui lama ha inciso la scritta: “A morte il Papa!”; il pugnale che, dopo la conversione, consegnò di persona al Santo Padre Pio XII, Eugenio Pacelli. Nel 1939 è finita la guerra di Spagna. Bruno, tornato a casa, ha trovato la moglie ed una bimbetta Isola. Queste lo hanno accolto dicendo che nel frattempo avevano sempre pregato la Santa Vergine del Rosario. La reazione di Bruno è stata invece immediata e violenta. Manesco ha picchiato la moglie e la figlia, ha distrutto sia il quadro della Vergine di Pompei, sia il crocifisso, che era posto a capo del letto, gettando il tutto nella spazzatura. Egli ha voluto con ogni mezzo che la moglie si unisse a lui nella setta protestante. Questa ha detto che lo avrebbe accontentato, a condizione che lui prima avesse fatto la pia pratica dei primi nove venerdì del mese al Sacro Cuore di Gesù. Bruno ha acconsentito e dopo il nono primo venerdì, constatando la mancanza di qualsiasi evento straordinario, ha forzato la moglie a seguirlo nelle riunioni degli avventisti, in seno ai quali ha acquistato una certa importanza, divenendo direttore della Gioventù Missionaria Avventista di Roma e del Lazio. In tale veste, quel sabato del mese di aprile 1947, si stava preparando a tenere, il giorno 13 successivo (domenica) una conferenza in piazza della Croce Rossa a Roma, sul tema: “Maria Vergine, non più vergine”. Il resto ormai è noto a tutti. La Santa Vergine lo prese sotto il suo manto e oggi, a distanza di 54 anni, se l’è portato in Cielo.