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Sito non ufficiale dell'apparizione della Vergine della Rivelazione alla grotta delle Tre Fontane a Roma
<< La promessa si avvera «Era de ciccia!...» >>

IL SECONDO SEGNO

Bruno Cornacchiola frequenta ormai abitualmente la chiesa di Ognissanti. Non tutti però sanno del fatto che ha spinto l'ex protestante a ritornare alla Chiesa cattolica, e quei pochi che ne sono a conoscenza sono molto prudenti nel parlarne, per evitare chiacchiere inopportune e false interpretazioni. A uno di questi, don Mario Sfoggia, Bruno si è particolarmente legato e così lo ha messo al corrente dell'avvenimento prodigioso del 12 aprile e della nuova apparizione del 6 maggio. Il sacerdote, benché giovane, è prudente. Si rende conto che non sta a lui decidere se le cose sono vere o se si tratta di allucinazioni. Mantiene il segreto e invita il veggente a pregare molto per avere la grazia di perseverare nella nuova vita e per essere illuminato riguardo ai segni promessi. Un giorno, 21 o 22 maggio, don Mario manifesta a Bruno il desiderio di recarsi anche lui alla grotta: «Senti», gli dice, «io voglio venire con te a recitare il rosario, in quel posto dove tu hai visto la Madonna ». «Va bene, ci andiamo il 23, sono libero». E l'invito viene esteso anche a un giovane che frequenta le associazioni cattoliche della parrocchia, Luciano Gatti, che però ignora il fatto della apparizione e il vero motivo di quell'invito. Giunta l'ora dell'appuntamento, Luciano non si fa vedere e allora, presi dall'impazienza, don Mario e Bruno partono senza aspettarlo. Giunti alla grotta, i due si inginocchiano vicino al sasso dove la Madonna aveva appoggiato i piedi e cominciano la recita del rosario. Il sacerdote, pur rispondendo alle Ave Maria, guarda con attenzione l'amico per scrutarne i sentimenti e qualsiasi espressione particolare affiorasse sul suo viso. E venerdì, per cui recitano i «misteri dolorosi». Terminati i quali, don Mario invita il veggente a recitare il rosario intero. Proposta accettata. Al secondo «mistero gaudioso», la Visitazione di Maria a santa Elisabetta, don Mario prega la Madonna nel suo cuore: «Visitateci, illuminateci! Che si sappia la verità, che non siamo ingannati!». Ora è il sacerdote che intona le Ave Maria. Bruno risponde regolarmente alle prime due del mistero della visitazione, ma alla terza non risponde più! Allora don Mario vuole girare il capo verso destra per vederlo meglio e rendersi conto perché non risponda più. Ma mentre sta per farlo, viene investito come da una scarica elettrica che lo immobilizza, rendendolo incapace di ogni minimo movimento... Il cuore è come se gli salisse in gola, dandogli un senso di soffocamento... Sente Bruno che mormora: «Quant'è bella!... Quant'è bella!... Ma è grigio, non è nero...». Don Mario, pur non vedendo nulla, sente una presenza misteriosa. Poi confiderà: «La fisionomia del veggente era calma, il portamento naturale e nessuna traccia si scorgeva in lui di esaltazione o di malattia. Tutto indicava uno spirito lucido in un corpo normale e sano. Qualche volta muoveva leggermente le labbra e dall'insieme si comprendeva che un Essere misterioso lo rapiva. Ed ecco che don Mario, che era rimasto come paralizzato, si sente scuotere: «Don Mario, è rivenuta!». E Bruno che gli parla, pieno di gioia. Ora appare pallidissimo e trasformato da un'intensa emozione. Gli racconta che durante la visione la Madonna aveva posto le sue mani sul capo a tutti e due e poi se n'era andata, lasciando un profumo intenso. Profumo che perdura e che percepisce anche don Mario, che quasi incredulo dice: « Qui..., questo profumo ce l'hai messo tu». Poi entra di nuovo nella grotta, esce fuori e odora Bruno..., ma Bruno non ha alcun profumo addosso. In quel momento giunge Luciano Gatti, tutto ansimante, alla ricerca dei suoi due compagni che erano partiti senza aspettarlo. Allora il sacerdote gli dice: «Vai dentro alla grotta..., senti...: mi dici quello che provi?». Il giovane entra nella grotta ed esclama immediatamente: «Che profumo! Che avete messo qua, le bottigliette di profumo?». «No», grida don Mario, «è apparsa la Madonna nella grotta!». Poi entusiasta, abbraccia Bruno e gli dice: «Bruno, mi sento legato a te!». A queste parole il veggente ha come un sussulto e pieno di gioia riabbraccia don Mario. Quelle parole pronunciate dal sacerdote erano il segno che la Madonna gli aveva dato per indicargli che sarebbe stato colui che lo avrebbe accompagnato dal papa per consegnargli il messaggio. La Bella Signora aveva realizzato tutte le sue promesse riguardo ai segnali. Probabilmente l'avere don Mario rivelato in quella occasione a Luciano Gatti i fatti delle apparizioni, contribuì a innescare tutto un processo di divulgazione, finché la notizia giunse anche alle orecchie dei giornalisti e quindi in questura, nonché, come era ovvio, al vicariato di Roma.