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Sito non ufficiale dell'apparizione della Vergine della Rivelazione alla grotta delle Tre Fontane a Roma
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L'INCONTRO CON IL PAPA

Ma c'è un altro incontro e un altro ricordo, più bello questa volta. Ed è quello con padre Bonaventura Mariani, quello che era dovuto andare a quel famoso dibattito con gli «Avventisti del settimo giorno», organizzato dalla signora Mancini, come abbiamo raccontato all'inizio. Due mesi circa dopo l'apparizione a Bruno, padre Bonaventura, mentre sta passando nelle vicinanze del carcere Mamertino, viene improvvisamente fermato da uno che gli dice con risolutezza: «Lei, Padre, mi deve riconoscere!». Il religioso, sorpreso, non riesce a collegare. Allora Bruno gli rinfresca la memoria: «Sì, Padre, io sono quel tranviere che ebbe quel dibattito con lei nell'appartamento della signora Mancini in via Merulana. Ricorda, Padre? Ho visto la Madonna , quanto sono felice! Ricorda? Quelle donne mi dissero: " La Ma donna ti salverà! Il rosario ti salverà!". Ebbene, io voglio ritornare nell'appartamento della signora Mancini e voglio confessare pubblicamente che veramente la Madonna mi ha salvato». E così stabilirono un appuntamento. Ecco come descrive quell'incontro padre Bonaventura: «Il giorno fissato andammo nell'appartamento della signora Mancini, dove si erano adunate le donne e altre persone. Il Cornacchiola con fermezza mostrò a tutti il rosario dicendo: "Confesso davanti a tutti che la Madon na mi ha salvato! Mi sono convertito. Non sono più protestante. Sono cattolico come voi. Rinnego tutto quello che ho detto contro la Chiesa e vi chiedo perdono del male che vi posso avere fatto". «I presenti, tutti ansiosi, chiedevano notizie sull'apparizione e Cornacchiola, con tanto amore, calore e zelo, rispondeva. Così si chiuse quella vicenda che era nata da quel dibattito. Da quel momento io e il Cornacchiola siamo diventati amici e i nostri incontri sono stati molto frequenti... Non ho mai avuto dubbi sulla realtà e verità dell'apparizione e sulla conversione di Bruno Cornacchiola e l'ho difeso contro tutti. Prego la Vergine della Rivelazione che mi renda meno indegno della sua amicizia e che lei non mi abbandoni nel momento del supremo passaggio all'eternità. Vergine della Rivelazione, siimi sempre madre affettuosa». Questa testimonianza di padre Bonaventura porta la data: Roma, 10.5.1983. Ma raccontiamo anche un gustoso episodio di cui è protagonista una cagnetta. Abbiamo notato infatti che in quasi tutte le apparizioni della Madonna, in un modo o in un altro, entrano in scena anche gli animali. Ecco una breve carrellata di ricordi. A Guadalupe, gli uccelli precedono l'arrivo della Vergine con gorgheggi meravigliosi che incantano l'indio Juan Diego. A Fatima ci sono le pecore che accompagnano i piccoli veggenti e che traggono vantaggio dalle loro mortificazioni. Quella dei cani poi è la categoria di animali più rappresentata. A La Salette c'è il bastardino Lulù che pur essendo cattivo e ringhiosetto, durante l'apparizione se ne sta buono. A Lourdes c'è il cagnolino di quel buon uomo Callet, la guardia campestre, che con quella sua mania di abbaiare in continuazione avvisava i pellegrini che erano entrati furtivamente nello steccato eretto davanti alla grotta, e così quelli uscivano prima che giungesse il padrone, evitando il verbale e la multa, cosa che mandava in bestia il commissario Jacomet, che non poteva soffrire neppure la vista di quel cagnolino. Beauraing le suore minacciano i cinque piccoli veggenti di lasciare liberi i due cani nel giardino se fossero tornati sul luogo delle apparizioni. In realtà quei due cani non incutevano mai paura ai bambini e dalle fotografie pervenuteci appaiono con un'espressione bonaria e amichevole. Sono fotografie di suore con i veggenti e, come si sa, i cani non disdegnano mai di far parte dei gruppi di famiglia, anzi sono i primi ad allinearsi in prima fila con i bambini. Neppure a Ghiaie di Bonate poteva mancare il cane. Durante un'apparizione uno di questi passa delicatamente vicino ad Adelaide e a Itala, incuriosito dal loro atteggiamento immobile. Qui alle Tre Fontane, una sera Bruno trova la «sua» grotta occupata da una coppia in atteggiamento indecoroso. Rattristato, si ritira in disparte, ma ecco venirgli incontro una cagnetta di pelo rossiccio che gli fa grande festa, lambendogli le mani. Poi, ringhiando in modo aggressivo, si lancia contro i due nella grotta, costringendoli ad andarsene. Da quel giorno Lilla, così la chiamarono, fu custode fedele di quel luogo sacro, conosciuta ed accarezzata da migliaia di visitatori che apprezzavano il suo «servizio». Anche nei mesi di caldo torrido, come luglio e agosto, la bestiola rimaneva accucciata, incurante della cera che talvolta le gocciolava addosso dalle molte candele accese. Di notte poi, faceva da guida ai visitatori, accompagnandoli fino alla grotta. Cambiò sede solo quando si rese conto che il suo ufficio di guardiana era diventato ormai superfluo. Accettò l'ospitalità di un estimatore delle apparizioni e anch'essa mise su famiglia. In casa Cornacchiola ora si respirava tutta un'altra aria. Mamma Jolanda era contenta, anche se, nella sua ingenuità, si era creata da sola un'altra preoccupazione. Venuta a conoscenza che due dei tre piccoli veggenti di Fatima erano morti poco tempo dopo le apparizioni della Madonna, temeva che la stessa sorte potesse ripetersi ai suoi bambini. Al che Bruno rispondeva: «Ma se così vuole la Vergine , così sia, almeno sappiamo dove andranno beati!». Ma la Vergine della Rivelazione concedeva anche consolazioni al suo portavoce che a caro prezzo portava avanti il suo compito di testimonianza. Infatti il 21 ottobre, sempre nella chiesa di Ognissanti, un altro suo compagno avventista, che si era mostrato ferocissimo contro Bruno e lo aveva sostituito dopo che questi era tornato alla Chiesa cattolica, ora, anch'egli genuflesso davanti all'altare della Madonna, abiurava pubblicamente. Assisteva alla commovente cerimonia come padrino lo stesso Bruno, che un tempo gli era stato maestro di errore, e facevano corona altri protestanti convertiti. La domenica 23 novembre, nella chiesa dell'abbazia delle Tre Fontane, anche la signora Elena Cornacchiola, vedova Quilici, sorella di Bruno, faceva la sua pubblica abiura dal protestantesimo. Da queste conversioni abbiamo l'impressione che la Madonna consoli Bruno anzitutto col riparare al male spirituale che egli aveva fatto e che gli sarebbe pesato troppo sulla coscienza. C'era ancora però da portare a termine una consegna che la Madonna gli aveva affidato per il Santo Padre. L'occasione si presenta quando don Sfoggia lo conduce da padre Lombardi e da padre Rotondi, che avevano facile accesso al papa. Dopo aver ascoltato il racconto della visione alle Tre Fontane, i due gesuiti ottengono dal papa un incontro privato assieme a Bruno, che consegna al Pontefice personalmente il messaggio avuto per lui dalla Madonna. E così tutti i segni promessi si erano avverati. Ma in casa Cornacchiola c'era sempre un oggetto, anzi due, che costituivano come una zona d'ombra in tanta luce: quel pugnale comprato a Toledo per uccidere il papa e la Bibbia nella versione protestante. Il momento propizio venne circa due anni dopo, precisamente il 9 dicembre 1949. In piazza S. Pietro si svolgeva una imponente dimostrazione religiosa a cui prendevano parte quasi trecentomila persone. Si faceva la chiusura della «Crociata della Bontà». Nelle tre sere precedenti Pio XII aveva invitato i tranvieri romani, accompagnati da padre Rotondi, loro cappellano, a recitare con lui il rosario nella sua cappella privata. La recita è trasmessa in diretta da Radio Vaticana. Tra la rappresentanza dei tranvieri ammessi nella cappella c'è anche Bruno Cornacchiola, che al microfono legge la preghiera all'Immacolata. Ecco come lui stesso descrive l'accaduto: «Tra i lavoratori c'ero anch'io, portavo con me il pugnale e la Bibbia sulla quale stava scritto: "Questa sarà la morte della Chiesa cattolica, col papa in testa". Volevo consegnare al Santo Padre il pugnale e la Bibbia. Finito il rosario, il papa disse: "Qualcuno di voi mi vuole parlare?". Io mi inginocchiai e dissi: "Santità, sono io!". Gli altri lavoratori fecero largo per il passaggio del papa; egli si chinò verso di me, mi pose la mano sulla spalla, avvicinò il suo volto al mio e chiese: "Cosa c'è, figlio mio?". "Santità, qui c'è la Bibbia protestante che interpretavo erroneamente e con la quale ho ucciso molte anime". Piangendo, consegnai anche il pugnale sul quale stava scritto: "Morte al papa", e sussurrai: "Chiedo perdono di avere osato solo pensare a tanto. Avevo progettato di ucciderla con questo pugnale!" «Il Santo Padre prese quegli oggetti, mi guardò, sorrise e osservò: "Caro figlio, con ciò non avresti fatto altro che dare un nuovo martire alla Chiesa, ma a Cristo una vittoria dell'amore". "Sì", esclamai, "ma chiedo ancora perdono". "Figlio", soggiunse il Santo Padre, "il migliore perdono è il pentimento". "Santità, mi benedica!"». E Pio XII lo benedice. Nel 1956, il vicariato di Roma, dopo avere acconsentito alla costruzione di una cappella sul luogo dell'apparizione per il culto della Vergine della Rivelazione, ne affida la custodia ai padri francescani minori conventuali, perché provvedano al servizio religioso. Il culto alla Vergine della Rivelazione si diffuse rapidamente in tutto il mondo. Sempre nel 1956, L 'Osservatore Romano, in un articolo dove venivano elencati i più celebri santuari mariani, mete di pellegrinaggio, definiti «cattedrali della preghiera, feudi e capitali di Maria», vi aggiungeva anche la «piccola grotta delle Tre Fontane».