[ Pagina principale ] [ Documenti sulle apparizioni ]
Sito non ufficiale dell'apparizione della Vergine della Rivelazione alla grotta delle Tre Fontane a Roma

I CRITERI DEL CULTO MARIANO ALLE TRE FONTANE

Alle Tre Fontane la Vergine della Rivelazione avrebbe invitato a credere senza indugio, a convertirsi e a pregare. L’autorità della Chiesa, pur prendendo atto ditale possibile autentico invito, esorta energicamente a verificare, con pazienza e prudenza, se è proprio la Vergine Maria che parla.
Per cui a tutti i fedeli è data’ solo questa norma di culto:
“La pietà della Chiesa verso la Vergine Maria è elemento intrinseco del culto mariano. La venerazione che la Chiesa ha reso alla Madre del Signore in ogni luogo e in ogni tempo (dal saluto benedicente di Elisabetta, alle espressioni di lode e di supplica della nostra epoca) costituisce una validissima testimonianza della norma di preghiera ed invito a ravvivare nelle coscienze la norma di fede. E viceversa: la norma di fede della Chiesa richiede che, soprattutto, si sviluppi rigogliosa la sua norma di preghiera nei confronti della Madre di Cristo. Tale culto alla Vergine ha radici profonde nella parola rivelata ed insieme solidi fondamenti dogmatici. la singolare dignità di Maria Madre del Figlio di Dio” (PAOLO VI, Marialis Cultus, n.56).
Ma su questo sfondo di rapporto strettissimo tra norma di fede (lex credendi) e norma di preghiera (lex orandi) a proposito del culto mariano nella Chiesa, oltre i criteri tradizionali della pazienza e della prudenza, vi è un altro criterio fondamentale usato dalla Chiesa a proposito difatti veri o presunti soprannaturali che potrebbero essere causa occasionale dell’inizio di un culto mariano in tutte le sue variegate forme di pietà mariana e del conseguente frutto spirituale che da esse deriva:
“Uno dei nostri criteri — ha detto ultimamente il Prefetto della Congregazione per la Difesa della Fede — è separare l’aspetto della vera o presunta “soprannaturalità” dell’apparizione da quello dei suoi frutti spirituali. Ipellegrinaggi della cristianità antica si dirigevano verso luoghi a proposito dei quali il nostro spirito critico di moderni sarebbe talvolta perpiesso quanto alla “verità scientifica” della tradizione che vi è legata. Ciò non toglie che quei pellegrinaggi fossero fruttuosi, benefici, importanti per la vita del popolo cristiano. Il problema non è tanto quello della ipercritica moderna (che finisce poi, tra l’altro, in una forma di nuova credulità) ma è quello della valutazione della vitalità e dell’ortodossia di vita religiosa che si sviluppa intorno a questi luoghi” (Card. IOSEPH RATZINGER, Rapporto di fede, 1985, p. 113).
Mi sembra opportuno, dopo questa enunciazione sintetica di quali sono i criteri della Chiesa per stabilire il culto mariano in rapporto alle apparizioni private, come anche quella delle Tre Fontane, di riferire le parole che il Cardinal Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Difesa della Fede ha detto, sempre nel Rapporto di Fede del Messori, pp. 104-112. Lo faccio esponendo tutto in due punti:

a) Un rimedio per la crisi moderna: MARIA

Alla crisi dell’idea stessa di Chiesa, alla crisi della morale, alla crisi della donna, il Prefetto espone, tra gli altri, un rimedio che, ritiene, “ha mostrato concretamente la sua efficacia lungo tutti i secoli cristiani. Un rimedio il cui prestigio sembra oggi essersi oscurato presso alcuni cattolici, ma che è più che mai attuale”. E il rimedio che si indica con un nome breve: Maria.
Ratzinger è ben cosciente che qui — forse più che altrove — c’è difficoltà da parte di certi settori di credenti a recuperare in pieno un aspetto del cristianesimo come la mariologia, che pure è stato ribadito dal Vaticano 11 come culmine della Costituzione dogmatica sulla Chiesa. “Inserendo il mistero di Maria nel mistero della Chiesa il Vaticano Il ha compiuto una scelta significativa che avrebbe dovuto ridare nuova lena alle indagini teologiche; le quali, invece, nel primo periodo postconciliare hanno registrato per questo aspetto una brusca caduta. Quasi un collasso, anche se ora appaiono segni di ripresa”.
Commemorando, nel 1968, il 18° anniversario della proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria in corpo ed anima alla gloria celeste, l’allora professor Ratzinger già osservava: “L’orientamento, in pochi anni, è talmente mutato che oggi ci riesce difficile capire l’entusiasmo e la gioia che allora regnarono nella Chiesa. Oggi si cerca magari di eludere quel dogma che tanto ci aveva esaltati, ci si domanda se questa verità dell’Assunzione — come tutte le altre verità cattoliche su Maria — non procuri difficoltà con i fratelli protestanti.
Quasi che la mariologia fosse una pietra che ostacola il cammino verso la riunione. E ci domandiamo anche se, attribuendo il posto tradizionale a Maria, non si minacci addirittura l’orientamento della pietà cristiana, deviandola dal guardare solo a Dio Padre e all’unico mediatore Gesù Cristo”.
Eppure, continua Ratzinger, “se sempre il posto occupato dalla Madonna è stato essenziale all’equilibrio della fede, oggi ritrovare quel posto è urgente come in poche altre epoche della storia della Chiesa”.
La testimonianza di Ratzinger è anche umanamente importante, essendo raggiunta attraverso un cammino personale di riscoperta, di successivo approfondimento, quasi di piena ‘conversione’ al mistero mariano. Mi confida infatti: “Quando ero un giovane teologo, prima del Concilio, avevo qualche riserva su certe antiche formule, come ad esempio quella famosa de Maria numquam satis. ‘su Maria non si dirà mai abbastanza’.
Mi sembrava esagerata. Mi riusciva poi difficile capire il senso vero di un’altra famosa espressione (ripetuta nella Chiesa sin dai primi secoli quando — il Concilio di Efeso del 431 aveva proclamato Maria Theotòkos, Madre di Dio), l’espressione, cioè, che vuole la Vergine nemica di tutte le eresie. Ora — in questo confuso periodo dove davvero ogni tipo di deviazione ereticale sembra premere alle porte della fede autentica — ora comprendo che non si trattava di esagerazioni di devoti ma di verità oggi più che mai valide”.
“Sì — continua — bisogna tornare a Maria se vogliamo tornare a quella verità su Gesi Cristo, sulla Chiesa, sull’uo mo che Giovanni Paolo 11 proponeva come programma alla cristianità intera, presiedendo nel 1979 a Puebla la Conferenza dell’Episcopato latino-americano. I Vescovi replicavano all’invito del Pontefice proponendo nei documenti finali (quelli stessi che sono stati letti da alcuni in modi incompleti) l’auspicio unanime di tutti i vescovi:
Maria deve essere più che mai la pedagogia per annunciare il vangelo agli uomini d’oggi’.

b) 6 motivi per non dimenticare MARIA

Sei sono i punti nei quali — pur in modo assai sintetico e dunque necessariamente incompleto — il Cardinale vede riassunta la funzione di equilibrio e di completezza della Vergine per la fede cattolica.
Primo punto — “Riconoscere a Maria il posto che il dog ma e la tradizione le assegnano significa stare saldamente radicati nella cristologia autentica. (Vaticano TI: ‘La Chiesa, pensando a lei con pietà filiale e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo, con venerazione penetra più profondamente nell’altissimo mistero dell’Incarnazione e si va sempre più conformando con il suo sposo’, Lumen Gentium n. 65).
È del resto al servizio diretto della fede nel Cristo — non dunque, innanzitutto, per devozione alla Madre — che la Chiesa ha proclamato i suoi dogmi mariani: prima la verginità perpetua e la maternità divina e poi, dopo una lunga maturazione e riflessione, il concepimento senza macchia del peccato originale e l’assunzione al cielo. Questi dogmi mettono al riparo la fede autentica nel Cristo, come vero Dio e vero uomo: due nature in una sola Persona. mettono al riparo anche l’indispensabile tensione escatologica, indicando in Maria Assunta il destino immortale che tutti ci attende. E mettono al riparo pure la fede, oggi minacciata, in Dio creatore che (è tra l’altro uno dei significativi della più che mai incompresa verità sulla verginità perpetua di Maria) può libera mente intervenire anche sulla materia. Insomma, come ricorda ancora il Cocilio: “Maria, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce per così dire e riverbera i massimi dati della fede” (Lumen Gentium n. 65).
Secondo punto — “La mariologia della Chiesa suppone il giusto rapporto, la necessaria integrazione tra Bibbia e Tradizione. I quattro dogmi mariani hanno la loro base indispensabile nella Scrittura. Ma qui vi è come un germe che cresce e dà frutto nella vita calda della Tradizione così come si esprime nella liturgia, nell’intuizione del popolo credente, nella riflessione della teologia guidata dal Magistero”.
Terzo punto — “Nella sua persona stessa di fanciulla ebrea divenuta madre del Messia, Maria lega insieme in modo vitale e inestricabile antico e nuovo popolo di Dio, Israele e Cristianesimo, Sinagoga e Chiesa. E come il punto di congiunzione senza il quale la fede (come oggi succede) rischia di sbilanciarsi o sull’Antico Testamento o soltanto sul Nuovo. In lei possiamo invece vivere la sintesi della Scrittura intera”.
Quarto punto — “La corretta devozione mariana garan- tisce alla fede la convivenza dell’indispensabile ‘ragione’ con le altrettanto indispensabili ‘ragioni del cuore’, come direbbe Pascal. Per la Chiesa l’uomo non è solo ragione né solo sentimento, è l’unione di queste due dimensioni. La testa deve riflettere con lucidità ma il cuore deve essere riscaldato: la de vozione a Maria (‘esente da qualunque falsa esagerazione ma anche da una grettezza di mente che non si consideri la singolare dignità della Madre di Dio’, come raccomanda il Concilio) assicura alla fede la sua dimensione umana completa”.
Quinto punto — “Per usare le espressioni stesse del Va ticano TI, Maria è ‘figura’, ‘immagine’, ‘modello’ della Chiesa. Allora, guardando a lei, la Chiesa è messa al ripa ro da quel modello maschilista di cui parlavo, che la vede come strumento di un programma d’azione socio-politico. In Maria, sua figura e modello, la Chiesa ritrova il suo voi to di Madre, non può degenerare in una involuzione che la trasformi in un partito, in un’organizzazione, in un gruppo di pressione a servizio di interessi umani, anche se nobilissimi. Se in certe teologie ed ecclesiologie Maria non trova più posto, la ragione è semplice: hanno ridotto la fe de ad una astrazione. E un’astrazione non ha bisogno di una Madre”.
Sesto punto — “Con il suo destino, che è insieme di Ver gine e di Madre, Maria continua a proiettare luce su ciò che il Creatore ha inteso per la donna di ogni tempo, il nostro compreso. Anzi, forse soprattutto il nostro, dove — come sappiamo — è minacciata l’essenza stessa della femminilità. La sua Verginità e la sua Maternità radicano il mistero della donna in un destino altissimo da cui non può essere scardinata. Maria è l’intrepida annunciatrice del Magnificat; ma è anche colei che non teme di stare sotto la croce, che è presente alla nascita della Chiesa; ma è anche colei che, come sottolinea più volte l’evangelista, ‘serba e medita nel suo cuore’ ciò che le avviene attorno. Creatura del coraggio e dell’obbedienza è (ancora e sempre) un esempio al quale ogni cristiano — uomo e donna — può e deve guardare”.

COME RICONOSCERE UNA AUTENTICA APPARIZIONE

Dall’ultima guerra fino ad oggi, si dice che siano state molte le vere o presunte apparizioni della Vergine Santissima. Alcune si presentano con elementi di credibilità, altre lasciano dubbiosi quando non sconcertati per la inconsistenza dei fatti pur annunciati antecedentemente strepitosi (come ultimamente a Pescara), con grande disillusione dei fedeli ed ironia di gente di sponda opposta. La Chiesa ha date disposizioni precise anche se solo indicative perché la connaturale spontanea admiratio populi non sia ingannata, e si guardi unicamente ai frutti di vita spirituale.

1. Le direttive della Chiesa

Proprio perché in questa maniera anche per i pastori di anime è difficile prendere degli atteggiamenti che non siano dettati dalla concitazione deI momento in cui si annuncia una vera o presunta apparizione della Vergine, la Congregazione per la dottrina della fede nel 1978 aveva suggerito ai Vescovi, nelle cui diocesi si erano verificati accadimenti di questo genere, alcuni criteri di valutazione per formulare giudizi ufficiali sulle apparizioni contemporanee.
Nella prima parte di questo documento, (come leggo nel Messaggero di Sant’Antonio, marzo 1988), vengono indicate le norme che devono guidare T’azione positiva da svolgere da parte dell’autorità ecclesiastica; nella seconda parte invece vengono dati i criteri, positivi e negativi di valutazione.

Norme per l’azione

A proposito dell’azione che le autorità acclesiastiche devono svolgere, le norme indicano tre stadi di procedura.
1) Dare un giudizio preliminare dei fatti in questione secondo i criteri del documento emanato dalla Congregazione.
2) Se questo giudizio preliminare è favorevole, esse devono permettere manifestazioni di devozione e di culto, facendo prudentemente conoscere che per il momento non vi sono ostacoli a tali devozioni riguardanti le apparizioni.
3) Passato un certo tempo e alla luce dell’esperienza — specialmente basata sui frutti spirituali e sulle devozioni promosse — può essere formulato, se il caso lo richiede, un giudizio sull’ autenticità e sull’ origine soprannaturale dei fatti accaduti.
La Congregazione insiste particolarmente sulla grande responsabilità delle autorità locali della chiesa, perché cerchino di controllare l’informazione dei fatti. Esse comunque possono promuovere anche nuove devozioni e nuovi modi di rendere culto, suggeriti dal contesto delle apparizioni. Debbono però intervenire per correggere abusi o qualsiasi errore dottrinale, e per evitare ogni falso misticismo.

Criteri positivi e negativi di valutazione

Quali sono poi i criteri per valutare le attuali apparizioni? Nel documento si enumeranno criteri negativi e positivi.
a) Criteri negativi: sono l’evidenziamento di tutti quei fatti che potrebbero far conoscere la falsità delle apparizioni: errori evidenti cioè circa i fatti e circa la dottrina; un interesse commerciale di lucro, strettamente collegato alla apparizione. Inoltre azioni immorali commesse dalle persone coinvolte nelle apparizioni, l’accertamento di qualche loro malattia mentale o la constatazione di un isterismo collettivo.

b) criteri positivi: sono costituiti da tutto ciò che aiuta a conoscere l’autenticità delle apparizioni: certezza morale, o almeno probabilità che i fatti accadano così come vengono riferiti; se le persone che ricevono le apparizioni hanno o meno una buona morale, equilibrio psicologico, sincerità e rispetto per l’autorità ecclesiastica, a meno che non si tratti di casi in cui avvengono delle conversioni; se vi è una bontà teologica nella dottrina che risulta dalle apparizioni; particolarmente se vi sono frutti spirituali di preghiera e conversioni.
Se tutto questo si verifica, è probabile che le apparizioni siano vere. Ognuno comunque resta libero individualmente dl credere o meno alla loro autenticità o all’autenticità dei testimoni.

2) La credibilità della apparizione alle Tre Fontane

Per quanto riguarda le apparizioni della Vergine alle Tre Fontane, pur non essendosi ancora la Chiesa pronunciata in merito alla loro autenticità, sembra che nel loro insieme questi criteri in qualche modo abbiano trovato un riscontro positivo. La credibilità dei fatti e delle persone, la bontà della dottrina teologica risultante da una riflessione sulla autodenominaziofle della Vergine Santissima alle Tre Fontane, sono state le componenti che hanno fatto crescere la Grotta come luogo di preghiera, di vita sacramentale, una vera oasi mariana di preghiera. Per quanto riguarda Cornacchiola non consta che sia stato un disonesto, un visionario, un illuso o un malato di mente, e quindi si può credere con fede umana (un ossequio religioso-umano) ma non con una fede divina (un ossequio religioso-divino) che quello che egli riferisce sia stato il frutto di una comunicazione, di un colloquio con la Vergine Santissima. Ed è proprio in base a questa libera fede umana, che si ha verso Cornacchiola e verso quanto egli ha raccontato, che si può accettare e propagandare la devozione alla Madonna sotto il titolo e spiritualità delle espressioni «Sono la Vergine della Rivelazione’,’SOno colei che è nella Trinità, di cui ho scritto già a lungo nei Bollettini della Grotta.