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Sito non ufficiale dell'apparizione della Vergine della Rivelazione alla grotta delle Tre Fontane a Roma

Le apparizioni della Vergine alle Tre Fontane - tratto dal libro 'In cammino verso il terzo millennio con la Vergine della Rivelazione alla grotta delle Tre Fontane' di Padre Ernesto Piacentini

LA NOTIZIA DELLE APPARIZIONI

A cinquant’anni di distanza si constata che la notizia dell’apparizione nella Grotta delle Tre Fontane di Roma, si è diffusa non solamente in tutta Italia, ma, ormai a di stanza di decenni dai fatti straordinari che in essa si sono verificati, è rimbalzata nel mondo intero.
Agenzie internazionali di informazione, giornali, riviste radio ed ultimamente la televisione, hanno ripetutamente diffuso l’avvenimento del 12 aprile 1947. Sono stati descritti con particolare interesse i ‘prodigi» che si sarebbero verificati al tocco della terra di peccato’, la quale, secondo l’assenta promessa della Vergine SS.ma, era divenuta veicolo di misericordie celesti a favore dei sofferenti nell’anima e nel corpo.
Anche in questi ultimi anni tutta una serie di libri ed articoli particolarmente dopo il manifestarsi dei fenomeni del sole’ dal 1980, hanno continuato a tener vivo il ricordo degli avvenimenti, non solo della prima apparizione ma anche delle successive, riportando, quasi alla lettera, quanto gi si sapeva ed era stato reso di pubblico dominio anche attraverso il bollettino della Grotta nella sua prima e successive serie. Si tratta eccetto qualche pubblicazione, di letteratura a carattere cronachistico, senza pretese di studio scientificamente controllato e sistematico di cui invece si sente l’opportunitì
Ci auguriamo che in questo opuscolo, scritto per ricordare il cinquantennale delle apparizioni (aprile 1947) e della collocazione della statua della Vergine nella grotta (ottobre 1947), si riesca, almeno in parte, ad esporre, oltre la cronaca, spesso interessata e parziale, i fatti sotto un profilo scientifico-teologico. In particolare si vuole esporre l’origine e lo sviluppo del culto mariano alla Grotta, occasionato dalle presunte apparizioni.

IL LUOGO:LA GROTTA DELLE TRE FONTANE

Gli eucalipti che oggi fanno bella mostra di se intorno alla Grotta delle Tre Fontane; nella zona EUR, tra l’austera Trappa abbaziale delle Tre Fontane ed il Luna Park, furono piantati, negli anni 1867-68, dal monaco trappista austriaco, P. Francesco Pfanner, per ordine di Pio IX, il quale aveva dato a lui l’incarico di riaprire la Trappa che era stata chiusa per la malaria.
Proprio attraverso gli eucalipti, pianta idrofora, ed altre azioni di opportune canalizzazioni, si riuscì nell’opera di bonifica. Tutta la zona bassa della Acque Salvie, fino alla valle deI Tevere, sì popolò di balsamiche piante di eucalipti divenendo molto amena, specialmente la collinetta accanto alla Trappa.
Ma le cose non restarono sempre così. Si venne infatti verificando pian piano un degrado ecologico e morale della zona. La situazione raggiunse proporzioni impressionanti durante l’ultimo conflitto mondiale e nel susseguente disastroso dopoguerra, per cui, la bella collina delle Tre Fontane, e le sue grotticelle erano state trasformate in un luogo di appuntamenti particolari; tali da scuotere l’opinione pubblica con frequenti fatti di cronaca poco edificanti.
Così stavano le cose quando in quell’ormai lontano 1947 la Vergine SS.ma si degnò posare i suoi piedi verginali sulla terra di Roma. Se da una parte fa rimanere stupiti il fatto che la Madonna abbia preso per confidente un incredulo e che di lui si sia servita per fare arrivare il suo celeste messaggio al mondo intero, dall’altra è veramente straordinario che la buona Madre del Cielo abbia scelto, per effondere le sue beneficenze, una terra macchiata di peccato in uno sperduto bosco di eucalipti.
Da quel giorno, quell’angolo di terra romana vide il più inaspettato e del tutto prodigioso mutamento di scena. Da quel giorno non si parlò più di grotta di peccato, ma di luogo di preghiera e di prodigi celesti.

I VEGGENTI

Bruno Cornacchiola, nato a Roma il 9 maggio 1913 da poveri genitori, trascorse, con gli altri due fratelli e due sorelle, una giovinezza assai infelice. Lasciati, come altri ragazzi del tempo, completamente in balia di se stessi, egli ed i suoi fratelli erano circondati dalla più squallida miseria. La sua casa e la sua chiesa era il marciapiede e gli angoli più malfamati della capitale. Cresciuti nella più spaventosa ignoranza religiosa e morale, il suo linguaggio era il turpiloquio e la parola della delinquenza e della bestemmia.
Bruno Cornacchiola sposò il 7 marzo 1936 la signorina Iolanda Lo Gatto, dalla quale ebbe quattro figli: Isola, Carlo, Gianfranco e Luigi Maria. Dopo pochi mesi di matrimonio, nel 1936, egli volle partire per la Spagna come volontario. Durante la sua permanenza in Spagna alcuni compagni gli dissero che la «grande bestia» della Apocalisse era il Papa; e che il grande male dell’umanità erano il Papa, la Chiesa e i preti. Ne ricavò un atteggiamento ditale odio per la Chiesa cattolica ed in particolare per il Papa che si propose di ucciderlo.
Ritornato a Roma nel 1939, trovato un lavoro come tranviere dell’Atac, si diede, con furore, alla propaganda anticattolica, gettando il ridicolo sulla Chiesa e sui dogmi mariani, specialmente quello dell’Immacolata Concezione. Per qualche anno perseguitò così la Chiesa, finché giunse per lui il momento della conversione.

LA VISIONE

Si era in primavera, e precisamente nell’ottava di Pasqua. Il fattorino tranviere aveva deciso di prendersi alcune ore di svago insieme ai suoi tre figli: Isola di 10 anni, Carlo di 7 e Gianfranco di quattro anni - Luigi Maria è nato dopo. Scelse per la passeggiata il pomeriggio del sabato in Albis 12 aprile 1947, prefiggendosi come meta il lido di Ostia. Giunto con i bambini alla stazione Ostiense, ebbe subito un’amara delusione. Il treno era già partito e per prendere il successivo c’era da attendere un’ora. Si sarebbe fatto troppo tardi, ma d’altra parte bisognava ormai mantenere la promessa, fatta ai bambini, di una bella scampagnata.
Bruno fissò come nuova meta la località delle Tre Fontane a lui assai nota già da ragazzo. Giunti sul posto, invece di portarsi alla storica abbazia dei Trappisti, preferì salire con i bambini sulla sovrastante collina di eucalipti. Lasciati a giocare a palla i suoi figli su una verde conca, s’appartò all’ombra di un albero per passare il suo breve tempo di riposo a fissare alcuni appunti contro i dogmi mariani ed i privilegi di Maria, insegnati dalla Chiesa, ma che egli riteneva indegne, indebite e sacrileghe esagerazioni dei cattolici. Il giorno dopo infatti doveva tenere una conferenza ad una associazione giovanile contro il dogma dell’Immacolata Concezione. “Ero direttore della gioventti missionaria avventista — racconta Cornacchiola — e in questa veste cercavo di educare i giovani a rifiutare l’eucarestia, che non sarebbe stata presenza reale di Cristo, A RIFIUTARE LA VERGINE CHE NON SAREBBE STATA IMIMACOLATA; A RIFIUTARE IL PAPA CHE NON SAREBBE STATO INFALLIBILE” NEL DEFINIRE IL DOGMA DELL’IMMACOLATA. [O come disse nella chiesa del Gesù Nuovo in una conferenza poi pubblicata nella Rivista Crociata Mariana (Napoli): Il 12 aprile 1947, diedero a tutti i monitori Avventisti un incarico. Rivolgendosi a me, il direttore della stampa disse: “TU CHE SEI SPECIALIZZATO SULLA MADONNA, PREPARA UN BELLO STUDIO CONTRO L’IMMACOLATA. IL POSTO TUO, DOVE FAR PROPAGANDA, È PIAZZA DELLA CROCE ROSSA “. LI’, AVREI DOVUTO DIMOSTRARE CHE LA CHIESA SBAGLIA QUANDO DICE CHE LA MADONNA È IMMACOLATA].

Quando i bambini, smarrita fra i cespugli la palla, chiesero l’aiuto del padre, non riuscendo a ritrovarla, Bruno sospese i suoi blasfemi appunti, mettendosi all’opera con Isola e Carlo per ritrovare il giocattolo. Raccomandando al piccolo Gianfranco di rimanere sul posto e di non muoversi, egli con Carlo si mise a frugare ogni cespuglio, ogni angolo fra i pezzi di tufo, mentre Isola era salita sul ripiano della collinetta sovrastante la grotta. Temendo che fosse successo qualcosa a Gianfranco perché non rispondeva più alla voce che il padre gli dava di tratto in tratto, Bruno sospese la ricerca della palla e, alquanto preoccupato, si portò al punto di partenza. Erano da poco passate le 16.00. Con sua grande meraviglia, Bruno ritrovò il piccolo Gianfranco inginocchiato, lì sul limitare della grotta misteriosa, con le mani giunte, nell’atteggiamento di chi è rapito, in estasi, quasi pietrificato. Con gli occhi fissi in un punto determinato della Grotta, con viso sorridente il bimbo ripeteva come a persona viva e presente: ‘Bella Signora! Bella Signora!’.
Lo stupore di Bruno, che ancora non vedeva nulla nell’interno della grotta, divenne turbamento. Pensando che si potesse trattare di stregoneria o di qualcosa di demoniaco, non credendo ai suoi occhi, Bruno si rivolse e chiamò agitatamente Isola, la più grandicella, e quindi come tale più capace di aiutarlo in quell’imbarazzo. La bambina che stava raccogliendo fiori campestri sul ripiano sovrastante la grotta incantata, scese immediatamente a vedere quello che stava accadendo al fratellino Gianfranco. Intanto si era avvicinato anche Carlo. Brevissima fu la sosta di curiosità e di timore di Isola e di Carlo nei riguardi del fratellino, perché qualche istante dopo, prima Isola, poi Carlo, caddero in ginocchio, si misero a mani giunte, rapiti anch’essi dalla stessa visione. Fu allora che Bruno udì tutti e tre mormorare contemporaneamente: ‘Bella Signora! Bella Signora!” A questo punto, il turbamento di Bruno raggiunse il colmo, divenne panico, sacro terrore. Che cos’era mai? Ma in quel momento di supremo smarrimento sulle sue labbra sgorgò spontanea una invocazione: “O Signore, salvaci tu!” Questa preghiera era appena spuntata sulle labbra di Bruno, che egli pure divenne oggetto dello straordinario fenomeno. Anch’egli venne fatto partecipe della visione.

LA CELESTIALE SIGNORA

Ecco come Bruno Cornacchiola racconta quello che accadde, vide e udì:
Appena pronunciate le parole: “Signore, salvaci tu!” vidi improvvisamente due mani candidissime, trasparenti, che si muovevano verso di me. Sentii poi che queste due mani, leggere come un ‘ala d’uccello, mi sfioravano gli occhi, facendo cadere da essi come un velo che prima mi accecava. Le mie pupille furono allora invase da una luce tale che dopo qualche istante tutto scomparve dinnanzi a me, figli e grotta, ed io mi sentivo leggero, etereo, quasi il mio spirito fosse stato liberato dalla materia. In quello stato di rapimento non sentivo più nemmeno i miei bambini esclamare la solita espressione: “Bella Signora, Bella Signora!” Quando ripresi la vista, dopo quel momento di accecamento, nel punto più luminoso della Grotta, contornata da un alone di luce dorata, assai abbagliante, vidi — oh! stupore ed emozione indescrivibile per la nostra povera natura umana!— vidi la figura di una donna paradisiaca, le cui fattezze e la cui celestiale bellezza rimangono tutt’ora profondamente impressionate nelle mie pupille, ma non sono traducibili in termini umani.
Aveva i capelli neri questa figura di Donna Celestiale, uniti sul capo e un tantino sporgenti, quanto consentiva il rinto, di color verde-prato, che dalla testa le scendeva ai piedi lungo i fianchi della persona.
Sotto il manto verde, una veste candidissima, luminosa, cinta da una fascia rosa a due lembi. Era scalza la Celestiale Signora e i suoi piedi nudi erano poggiati sopra un masso di tufo. Il volto della Bella Signora era in atteggiamento di benignità materna, soffusa di serena mestizia, nella mano destra reggeva appoggiato al petto un libro non tanto voluminoso di colore cenerino, mentre la mano sinistra rimaneva appoggiata sopra il libro stesso. Il mio primo impulso istintivo fu quello di parlare, di alzare un grido, ma, sentendomi quasi immobilizzato nelle mie facoltà, la voce mi moriva in gola. Nel frattempo, in tutta la grotta misteriosa si era dffuso un soavissimo profumo floreale.
Anch'io mi ritrovai accanto alle mie creature, in ginocchio con le mani giunte. Ad un tratto una voce di paradiso risuonò nelle mie povere orecchie, dando inizio a un lungo colloquio. Le celestiali parole non furono udite dai mie tre figli.
Al termine del colloquio, la celestiale visione disparve, salutandoci con un materno sorriso, accompagnato da un dolce inchino di capo. Il piccolo Carlo, vedendo il retrocedere della Bella Signora come di persona che sta per congedarsi, si alzd portandosi svelto nell’angolo terminale della grotta con l’intenzione di afferrare il lembo delle vesti della Bella Signora che invece s’era già dileguata.

IL MESSAGGIO

Bruno dopo la visione si riebbe come da un lungo e profondissimo sonno e chiese subito ai suoi tre figli: E allora, ditemi, che è successo?” Ed i bambini concordi e spontanei dissero: “Papà, papà, la Bella Signora, l’abbiamo vista anche noi, sai!
Poi sentì una forza istintiva che lo spingeva, quasi con prepotenza, a fissare subito sul quaderno le parole che la Vergine gli aveva rivolto, parole che rimanevano scolpite a caratteri indelebili nella sua memoria, in tutti i loro particolari.
A noi per ora, è dato di conoscere soltanto una parte di quel colloquio misterioso, l’altra che costituisce il “messaggio segreto” fu consegnata, secondo l’espresso volere della Celeste Rivelatrice, all’allora regnante Pontefice Pio XII, al quale, a quanto riferisce certa letteratura non meglio controllata, gi 10 anni prima nel 1937 era stato detto, da una anima mistica, che la zona delle Tre Fontane sarebbe stata oggetto di visite celesti. Il messaggio trasmesso dalla Vergine è di ordine dottrinale (fede), di ordine esortativo (morale). Ecco alcune espressioni significative ditale messaggio.
Queste le parole più significative che contengono il messaggio della apparizione alla Tre Fontane.

Sono Colei che Sono nella Trinità Divina. Sono la Vergine della Rivelazione. Tu mi perseguiti, ora basta! Rientra nell’Ovile Santo, Corte Celeste in terra. Il giuramento di un Dio è e rimane eterno ed immutabile. I nove venerdi del Sacro Cuore di Gesù che tu facesti prima di entrare nella via della menzogna, ti hanno salvato... Il mio Corpo non marcì, né poteva marcire. Mio Figlio e gli Angeli mi vennero a prendere al momento del mio trapasso. Si preghi assai e si reciti il rosario quotidiano per la conversione dei peccatori, degli increduli e per l’unità dei cristiani.. Con questa terra di peccato opererò potenti miracoli per la conversione degli increduli...

1) “Sono Colei che sono nella Trinità Divina... Sono la Vergine della Rivelazione”.

Con queste due frasi Maria presenta se stessa. L’una de nota la Vergine su un piano generale (Sono colei che sono nella Trinità divina) quasi richiamando la nota autodenominazione di Dio sul monte Horeb (Sono colui che sono); l’altra è su un piano più specifico (Sono la Vergine della Rivelazione). Esse sono di un significato teologico molto profondo.
Maria invero con queste parole non dice chi Ella sia:
con la prima frase infatti Ella dice la Sua collocazione, la collocazione del Suo essere (sono...), che ha dei rapporti speciali con le persone della Santissima Trinità (... nella Trinità Divina); con la seconda Ella invece similmente non specifica chi Ella sia, quale è il Suo essere, ma solo che il Suo essere è stato fatto oggetto della rivelazione, nel senso che di Lei e dei Suoi privilegi parla la Rivelazione (Sono la Vergine della Rivelazione). Infatti il genitivo “della Rivelazione” non credo possa essere preso, grammaticalmente, se non per un genitivo di specificazione. Ma approfondiamo ancora meglio queste due frasi della Vergine.

a) Sono colei che sono nella Trinità Divina
Maria afferma che il Suo essere ha uno speciale rapporto con la Santissima Trinità; Ella è nella Trinità, appartiene cioè all’ordine ipostatico, perché da Lei fu preso quel corpo al quale il Verbo di Dio si unì ipostaticamente. Essendo Madre di Gesù, vero Dio e vero Uomo (unione ipostatica) Maria ha specialissime relazioni con la SS.ma Trinità: (ordine della unione ipostatica) figlia dilettissima del Padre; madre del Verbo Incarnato; sposa feconda dello Spirito Santo.

b) Sono la Vergine della Rivelazione
In termini teologico-biblici, per rivelazione si intende oltre che l’atto con cui Dio si rivela, anche l’insieme delle verità rivelate da Dio e tramandateci o in scritto (S. Scrittura) o oralmente (Tradizione). Nel denominarsi “Vergine della Rivelazione”, la Vergine SS.ma voleva mettere in risalto tutta la falsità di coloro che oppugnano i suoi privilegi dicendoli invenzioni indebite della Chiesa, perché, secondo loro, non contenuti nella rivelazione, cioè nella S. Scrittura.
Cornacchiola con la testimonianza della Bibbia non cattolica voleva scalfire i privilegi e i dogmi mariani. Apparendo la Vergine Santa, con il medesimo libro tenuto tra le Sue mani (“nella mano destra, reggeva, appoggiato al petto, un libro non tanto voluminoso, difende la verità dei suoi privilegi contenuti appunto nella rivelazione, nella S. Scrittura; ed in particol
are difende il privilegio della Sua Immacolata Concezione, contro il quale si scagliava il Cornacchiola.
La Vergine avrebbe quindi mostrato che la verità dell’Immacolata Concezione è contenuta nella Sacra Scrittura, come del resto tutti i suoi privilegi e verità mariane.
Quindi il titolo “Vergine della Rivelazione” è bellissimo e altamente teologico, essendo esso quasi una conferma di tutte le verità mariologiche che la Chiesa insegna fondandosi sulla parola rivelata.
Maria si presenta affermando che Ella è quello che Dio ha voluto che Ella sia, come Dio stesso L’ha presentata nella Sacra Scrittura, nella Rivelazione.

2) “Il mio corpo non poteva marcire e non marci. Mio Figlio e gli angeli mi vennero a prendere al momento del mio trapasso”.

Ma se per il privilegio dell’Immacolata la Vergine non parla direttamente, Ella per quanto riguarda il privilegio della Assunzione fa delle affermazioni dirette: il mio corpo non poteva marcire e non marcì. Mio Figlio e gli Angeli mi vennero a prendere al momento del mio trapasso.
Era il 12 aprile 1947. Qualche anno dopo, il giorno di tutti i Santi, dell’anno santo del 1950, Pio XII, in piazza San Pietro, proclamava dogma di fede l’Assunzione di Maria in Cielo.
Se si volesse paragonare la Grotta delle Tre Fontane a Lourdes, si dovrebbe concludere che: come nella grotta di Massabielle, nel 1858, a quattro anni dalla definizione dog matica della Immacolata Concezione avvenuta nel 1854, si ebbe come una conferma dal cielo del magistero straordinario di Pio IX; allo stesso modo, ma come anticipo, nella Grotta delle Tre Fontane, nel 1947, si sarebbe avuto un ma spettato preannuncio dalla Vergine stessa del successivo pronunciamento del magistero straordinario di Pio XII, che nel 1950 definiva il domma dell’Assunta: ‘Maria terminato il corso della vita terrena fu assunta alla gloria celeste anima e corpo”.
Invero le prime parole della Vergine alla Grotta delle Tre Fontane (il mio corpo non poteva marcire e non mard), direbbero più direttamente riferimento alla incorruptio corporis della Vergine che, secondo San Modesto, essendo divenuta corporalmente simile a Cristo, non aveva meritato la corruzione. Tradizione che poi si espiicitò nella tesi “assumpta quia immaculata’, cioè Maria fu assunta perché senza peccato. Le altre parole della Vergine delle Tre Fontane sono invece in più stretta rispondenza con le parole della definizione dogmatica di Pio XII. Nel nuovo testamento non si parla della morte di Maria e del destino del suo corpo. La bolla di definizione, Munfecentissirnus Deus di Pio XII, non ha inteso definire nulla circa la morte corporale di Maria, bastando all’essenza del mistero, definito dogma di fede, il trasferimento di Maria in corpo e anima nella sede dei Beati. Definendo questo domma Pio XII non ha voluto affatto alludere a una “resurrezione” di Maria a somiglianza di quella di Cristo. Ed in ciò egli è restato in linea con quanto pensavano i Padri nei primi secoli del Cristianesimo a questo proposito: Maria è morta come tutti muoiono, ma poi il suo corpo è stato assunto in cielo. Dunque, non immortalità e non resurrezione, bensì privilegio unico accordato al suo corpo dopo la naturale conclusione dell’esistenza.
La dottrina che la Vergine Santissima non sarebbe passata per l’esperienza della morte era fondata da alcuni teologi sul fatto che per quanto riguardava questo punto Ella, più che essere assimilata a Cristo che si era voluto sottomettere a questa esperienza per i nostri peccati, assimilandosi a noi fino alla morte e morte di croce, sarebbe invece stata simbolo della Chiesa imperitura. Ma oggi per lo più si accetta la dottrina teologica della assimilazione cristologica (Maria simile a Cristo anche nella morte) anziché la dottrina teologica della simbologia ecclesiologica (Maria simbolo della Chiesa imperitura).

3) “Tu mi perseguiti, ma ora basta! Entra nell’ovile santo, corte celeste in terra, la Chiesa”.

Strappato con amore materno dalla via del male, Bruno Cornacchila vide chiara dinanzi a se la strada maestra, l’unica, di salvezza: la Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Quasi d’incanto, tutto il suo caos interiore cadeva in frantumi, gli idoli dell’orgoglio e dell’ostinato settarismo precipitavano dai loro piedistalli. Si ebbe l’uomo nuovo al posto dell’uomo vecchio, che Cornacchiola si sentì strappare con violenza divina dalle radici. Levando quasi lo sguardo da questo figlio, ormai conquistato, la Vergine SS.ma richiamò dinanzi ai suoi occhi tutta l’umanità peccatrice, manifestando al veggente la sua angoscia e l’andito materno per la salvezza di tutti i peccatori. Passò poi ad indicargli, con insistente esortazione, il classico mezzo per la salvezza umana: la preghiera e in modo tutto particolare la recita quotidiana del S. Rosario.

4) Si preghi e si reciti il Rosario quotidiano per la conversione dei peccatori, degli increduli e per l’unità dei cristiani.

Anche dall’oscura grotta delle Tre Fontane, la Vergine lancia a tutto il mondo il suo messaggio di preghiera, come un appello la cui eco non deve spegnersi mai. Particolarmente richiesta, con insistenza, dalla Vergine, la recita del rosario quotidiano. La Vergine Santa alle Tre non ha mancato di indicare anche intenzioni particolari:
— conversione dei peccatori (l'immoralità);
— conversione degli increduli (ateismo);
— l’unità dei cristiani (ecumenismo).
Se da urla parte l’infermità dello spirito di tanti nostri fratelli, vittime del peccato, deve profondamente interessare la carità di ognuno, dall’altra la cooperazione al ritorno dei fratelli separati, di qualsiasi confessione, all’unità con la “Chiesa Madre”, s’impone alla nostra coscienza individuale e collettiva come un imperativo categorico. Richiamo della Vergine Santissima alla coscienza dei cristiani di pregare per i peccatori, per i lontani, ma particolarmente oggi per gli increduli, poiché l’ateismo non è più fenomeno individuale, ma si è fatto fenomeno di massa. Quasi premio a quelle anime pie che ascolteranno il materno messaggio di preghiera per la salvezza della urnanità, la Vergine non mancò di promettere, alla Grotta delle Tre Fontane, i più grandi favori del cielo, i miracoli.

5) Con questa terra di peccato opererò potenti miracoli per la conversione degli increduli.

Come l’acqua della piscina di Lourdes, la terra della Grotta delle Tre Fontane, santificata dalla presenza di Maria, ha operato prodigi. Dal 12 aprile 1947 la storia sta ad attestare che la promessa della Madonna ha avuto e continua ad avere una commovente conferma in favore delle anime e dei corpi. In parecchi casi non è mancato l’autorevole riconoscimento di esperti medici che hanno affermato la straordinarietà di avvenute guarigioni.