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Sito non ufficiale dell'apparizione della Vergine della Rivelazione alla grotta delle Tre Fontane a Roma

Una testimonianza - L'AIUTO DELLA VERGINE

Leonello Mengarelli e sua moglie Orietta Romani gestiscono dal 1980 il chiosco che si trova ai piedi della collina della Grotta delle Tre Fontane. Ma fin dal 1947 il padre della signora Orietta, Federico Romani, aveva una rivendita di bibite e panini, una 'fiaschetta', come dicono a Roma, poco più giù, sempre sulla via Laurentina. Intorno era tutta campagna.

Sulla storia che lega al Luogo santo la famiglia Mengarelli-Romani, dedita da mezzo secolo al modesto commercio, lo stesso signor Leonello ha rilasciato a chi scrive la seguente testimonianza. Il padre di Orietta conobbe Cornacchiola nell'anno in cui questi vide la Madonna, ma soprattutto assistette alla nascita della devozione popolare per questo luogo. Mio suocero, alla fine della seconda guerra mondiale, di ritorno dalla prigionia aveva avuto, come altri reduci, una licenza commerciale. Ma guadagnava poco, perché qui all'epoca c'erano solo prati. Il lavoro del bibitaro è soprattutto estivo. Solo d'estate, infatti, nelle estati afose come quella del 1947, si spingeva fin quaggiù una gran folla. Erano estati popolari: la gente girava per Roma a piedi e veniva qui a prendere il fresco, sia da noi che dai Padri Trappisti, dove comprava la cioccolata. Senonché, dopo due o tre mesi dall'apertura del chiosco, Bruno Cornacchiola vide la Madonna. E le persone affluirono sempre più numerose non solo nella bella stagione, ma durante tutto l'anno.

Io conobbi mia moglie nel 1970 e dopo tre mesi eravamo sposati. Abbiamo avuto sei figli. La prima circostanza drammatica per la nostra famiglia, che ci spinse a rivolgere una supplica alla Madonna delle Tre Fontane, si verificò nel 1982. Abitavamo a via Tor Pagnotta e dopo appena due anni che avevamo messo su casa subimmo lo sfratto. Fu un colpo durissimo che ci gettò nella disperazione. Non sapevamo che fare, dove andare. Avevamo i bambini piccoli e improvvisamente ci vedemmo in mezzo alla strada. Non avevamo le possibilità economiche per comprare o prendere in affitto un'altra casa, perché l'unica fonte di guadagno era rappresentata da questo chioschetto che ci aveva lasciato il padre di mia moglie. Eravamo piombati nell'angoscia, nella depressione, nella disperazione. Quando venivano gli ufficiali giudiziari per metterci fuori di casa, una volta dicevamo che un bimbo era a letto col morbillo, un'altra volta inventavamo qualche altra scusa e quando arrivò col padrone di casa anche la polizia, sempre per mandarci via, noi ancora una volta dicemmo che i bambini erano a letto ammalati.

Intanto, dal chiosco, assistevamo al pellegrinaggio di tanta gente che veniva a trovare la Madonna delle Tre Fontane e anche noi, nella nostra disperazione, non sapendo dove andare, a chi rivolgerci, ci facemmo forza e andammo lassù a pregare, a chiedere aiuto, a chiedere la grazia di avere una casa per noi e per i nostri sei figli.

In seguito feci domanda al Comune di Roma in via Lungotevere Cenci n. 5, all'Ufficio delle Case popolari. La cosa strana è che dopo sei mesi, nel mese di aprile, il Comune mi chiama per firmare il contratto di proprietà della casa. Allora io quella mattina, il 12 aprile del 1983, vado in via Tor de Cenci nell'Ufficio, firmo il contratto e mi danno una bella casa popolare a Tor Bella Monaca, tre camere, cucina, due bagni e anche un garage. Meglio di così!... Torno dall'Ufficio Case popolari avendo il contratto in mano. Ero felicissimo. Qui al chiosco mia moglie stava servendo della gente, ma vedevo che s'era radunata una folla enorme, c'erano pullman, insomma, c'era un traffico eccezionale. Domando a mia moglie: 'Ma che giorno è oggi?''È il 12 aprile, è l'anniversario dell'apparizione della Madonna' mi risponde. A quel punto non potei non collegare, dopo quattro anni di disperazione, la firma del contratto che mi rendeva proprietario di casa con la festa dell'Apparizione della Madonna delle Tre Fontane.

Arriviamo al 2002. Mentre stavamo lavorando nel nostro chiosco di bibite, a un certo punto si presentano dei vigili urbani della Circoscrizione e ci dicono che dato che si devono fare dei lavori per un cavalcavia, e di allargamento della sede stradale, ci dobbiamo trasferire. Il Comune ci mandava a dire insomma che ci avrebbe messo da qualche altra parte. Pensiamo: 'Ecco, adesso perdiamo il lavoro e abbiamo ancora tre figli a casa'. Torna l'angoscia, torna la depressione, perché eravamo sul punto di perdere la sicurezza economica. In quel posto avevamo i nostri ricordi; dopo una vita passata lì, andar via così, in quattro e quattr'otto, ci faceva sentire ancora una volta sfrattati. La parola stessa “sfratto” genera il senso dell'abbandono, della desolazione di chi si sente privato di tutto. Essere sfrattati significa essere messi dall'autorità in mezzo alla strada. Ancora una volta angosciati, disperati ci rivolgemmo alla Madonna delle Tre Fontane. Io e mia moglie andammo alla Grotta, recitammo le stesse precise preghiere del tempo dello sfratto da casa. Dopo sei mesi che non si dormiva più perché si era in piena tragedia (io avevo sessantacinque anni, mia moglie cinquantacinque e nessuno ci avrebbe dato un lavoro) il 12 aprile del 2003, puntuale, la Madonna rispose alle nostre preghiere. Infatti il 12 aprile il Comune ci compra un chiosco e ci dà il suolo pubblico. E dove? Proprio sotto la Grotta delle Tre Fontane, mentre prima eravamo a circa trecento metri. Siamo dunque venuti con una facilità incredibile proprio sotto il piazzale su cui si trova la Grotta dell'Apparizione.. Abbiamo riavuto un chiosco senza spendere una lira e senza raccomandazioni, solo con le nostre preghiere e grazie all'amore misericordioso della Vergine Maria.

Tratto dal libro La vita di Bruno Cornacchiola di Anna Maria Turi ed. Segno